Ci sono band che nascono e muoiono allo stesso modo , poi ci sono band come i Talk Talk che con il tempo cambiano ed evolvono il proprio sound. In questa seconda categoria di gruppi si piazzano senza dubbio i Coldplay, che sono nati come una tipica band inglese di britpop e sono poi diventati qualcosa di completamente differente ma con un punto sempre in comune: l’universo !
I Coldplay sono una delle band più iconiche della scena musicale contemporanea, capaci di trasformarsi costantemente mantenendo comunque un forte legame con le radici della musica britannica. Gli esordi della band, segnati dagli album “Parachutes” (2000) e “A Rush of Blood to the Head” (2002), presentano un sound che attinge profondamente alla tradizione del rock alternativo inglese, arricchito da momenti in cui le loro canzoni si aprono verso sonorità più spaziali e sognanti.
Questi primi lavori sono caratterizzati da melodie che ricordano l’atmosfera del space rock e del dream pop, con ampie distese sonore costruite attraverso l’uso di riverberi, arpeggi di chitarra eterei e pianoforti delicati. Brani come “Shiver”, “Yellow“ e “Clocks” creano un senso di vastità ed introspezione, elementi che rimandano a una visione del cosmo, in cui la musica diventa uno spazio aperto e senza confini.
Queste atmosfere, caratterizzate da una tensione emotiva crescente, riflettono una sensibilità tipica del space rock: un genere che esplora la vastità e la solitudine dell’universo, combinando musica rock con elementi psichedelici e sperimentali. Non prendetemi per pazzo ma c’è una chiave in tutto questo, ovvero la passione del frontman Chris Martin per lo spazio. I riferimenti cosmici sono presenti anche in titoli come “A Sky Full of Stars” e l’album “X&Y”per esempio.
Le composizioni dei primi Coldplay, sebbene ancorate a una struttura pop-rock tipica del loro paese di provenienza, contenevano momenti in cui la musica si apriva, espandendosi verso orizzonti più vasti e atmosferici pur rimandendo nell’ambito del britpop. Questo è particolarmente evidente in brani come “Politik” e “Amsterdam” dove i crescendo emotivi sembrano evocare l’immensità e la bellezza dell’universo. È questa combinazione di introspezione personale e apertura sonora a rendere i primi Coldplay unici ed affini al panorama del post-rock e del dream pop. Pur suonando e componendo i loro primi album come una classica band pop-rock, con strumenti tradizionali, i coldplay riescono ad evocare nelle loro tracce quel senso di viaggio grazie spaziale grazie ad un accurata cura dei suoni e degli effetti come il reverbero .
Non è semplice da cogliere questo aspetto, ma se andiamo ad ascoltare i loro primi lavori con attenzione, possiamo senza dubbio accorgerci di queste atmosfere affascinanti.
Con il passare del tempo però i Coldplay hanno iniziato a cambiare rotta ed avvicinarsi verso un pop più commerciale ed anche un pò più sperimentale. Il punto di svolta è arrivato con il loro quarto album, “Viva la Vida or Death and All His Friends” (2008), prodotto dal leggendario Brian Eno. L’incontro con Eno, già noto per il suo lavoro con artisti come David Bowie e U2, ha segnato un momento di trasformazione per la band, che ha iniziato a immergersi in un territorio più sperimentale e pop.
Eno ha portato un approccio più concettuale e atmosferico alla produzione, introducendo elementi di synth, elettronica e influenze più globali, ma come potete notare il tema dello spazio è sempre rimasto li , un pò cambiato ma sempre presente. L’album ha visto la band abbandonare le atmosfere intime e riflessive dei primi lavori per abbracciare un suono più orchestrale e accessibile, capace di riempire stadi interi. Canzoni come “Viva la Vida” e “Lost!” sono esempi perfetti di questa nuova direzione: più ritmiche, dinamiche e caratterizzate da arrangiamenti complessi che combinano elementi di musica classica, rock e pop.
Da “Viva la Vida”, i Coldplay hanno continuato ad esplorare sonorità più pop, culminando in album come “Mylo Xyloto” e “Ghost Stories” , dove l’uso dell’elettronica, collaborazioni con produttori pop ed influenze da musica dance è diventato predominante. Brani come “Paradise”, “Every Teardrop is a Waterfall” e “A Sky Full of Stars” segnano una svolta verso un sound più accessibile e commerciale, abbracciando completamente il pop moderno.
Questo cambiamento è stato spesso attribuito al desiderio di Chris Martin di comunicare con un pubblico più vasto, mantenendo comunque la capacità di toccare temi emotivi ed universali attraverso un linguaggio musicale più immediato e riconoscibile.
Pur segnando una netta evoluzione nel loro stile, questa mutazione ha permesso ai Coldplay di rimanere una delle band più amate e seguite a livello globale, adattandosi ai tempi senza mai perdere di vista il loro legame con le emozioni umane più profonde.